Il tema della sostenibilità è oggi al centro delle strategie aziendali, e il calcolo delle emissioni CO2 della flotta aziendale rappresenta un passaggio obbligato per tutte le imprese che desiderano essere più responsabili verso l’ambiente e competitivi sul mercato.
In questo articolo vedremo come misurare l’impatto ambientale dei veicoli aziendali, cosa comporta il calcolo delle emissioni, come eseguirlo correttamente, quali strumenti utilizzare e perché è fondamentale per qualsiasi azienda che gestisce una flotta di veicoli a uso professionale.
In questo articolo
L'anidride carbonica (CO₂) è un gas serra naturalmente presente nell’atmosfera. Nel tempo, le attività antropiche — in particolare l’utilizzo di combustibili fossili — ne hanno aumentato drasticamente la concentrazione, contribuendo al riscaldamento globale.
Il settore dei trasporti, in particolare quello su gomma, rappresenta una delle fonti principali di emissioni di CO₂ in Europa, incidendo per circa il 25% sul totale delle emissioni climalteranti.
In ambito aziendale le emissioni si suddividono in:
Scope 1: emissioni dirette, come quelle prodotte dai veicoli di proprietà o a noleggio operativo.
Scope 2: emissioni indirette legate all’energia acquistata (es. elettricità per la ricarica dei veicoli elettrici).
Scope 3: altre emissioni indirette lungo la catena di valore, come i viaggi di lavoro effettuati attraverso mezzi non aziendali.
Il calcolo della carbon footprint aziendale completa deve tenere in considerazione tutti e tre gli scope, ma per la flotta aziendale lo Scope 1 è il parametro principale da monitorare.
Dal 2024, con l’introduzione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), sempre più aziende saranno obbligate a rendicontare le proprie performance ambientali.
Il calcolo delle emissioni CO2 dei veicoli rientra tra gli indicatori principali (KPI) da inserire nei bilanci di sostenibilità e nei report ESG (Environmental, Social, Governance).
Le aziende che monitorano e riducono le proprie emissioni:
Dimostrano un alto grado di responsabilità sociale e aderenza agli obiettivi dell’Agenda 2030
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Uno dei metodi più usati e rapidi consiste nel moltiplicare la quantità di carburante consumato in un dato periodo per un coefficiente di emissione standard, espresso in kg CO₂/litro.
Esempio del calcolo di CO2 per un’auto a benzina:
Il Greenhouse Gas Protocol (GHG Protocol) è lo standard più usato a livello globale per il calcolo delle emissioni aziendali. Include linee guida specifiche per le flotte e consente una maggiore precisione nei calcoli, considerando anche:
Strumenti di fleet management come FleetUP consentono di automatizzare il calcolo delle emissioni attraverso l’integrazione con:
Questi strumenti vengono ora ritenuti indispensabili per flotte medio-grandi.
Per iniziare il calcolo servono:
I fattori di emissione standard (fonte: ISPRA e GHG Protocol):
Carburante | Fattore di emissione (kg CO2/l) |
Benzina | 2,31 |
Diesel | 2,62 |
GPL | 1,52 |
Metano | 2,00 (kg Co2/kg metano) |
Elettrico | 0 (solo uso diretto) |
Per l’elettricità, il fattore di emissione varia in base al mix energetico nazionale (es. circa 0,230 kg CO₂/kWh in Italia nel 2022).
Una volta calcolate le emissioni per ciascun veicolo, si procede alla sommatoria complessiva, da integrare nel bilancio ambientale aziendale. È consigliabile differenziare i dati per categoria (auto, furgoni, mezzi pesanti) e per tipologia di alimentazione.
Immaginiamo una flotta composta da:
10 auto diesel (media 3.000 l/anno): 10 x 3.000 x 2,62 = 78.600 kg CO₂
5 auto a benzina (media 2.000 l/anno): 5 x 2.000 x 2,31 = 23.100 kg CO₂
Totale emissioni annue: 101.700 kg CO₂ (pari a 101,7 tonnellate)
Esempio con veicoli elettrici e ibridi
Flotta mista con:
5 auto ibride plug-in (50% elettrico, 50% benzina):
Benzina: 5 x 1.000 x 2,31 = 11.550 kg CO₂
Elettrico: 5 x 2.000 kWh x 0,230 = 2.300 kg CO₂
Totale = 13.850 kg CO₂
3 auto full electric:
3 x 2.500 kWh x 0,230 = 1.725 kg CO₂
Totale emissioni: 15.575 kg CO₂ (15,6 tonnellate)
Il settore dei trasporti è uno dei principali responsabili delle emissioni di gas serra in Italia. Secondo i dati dell’ISPRA, nel 2023 i trasporti hanno rappresentato circa il 28,3 % delle emissioni totali di CO₂ del Paese. Tra queste, oltre il 92 % proviene dal trasporto su strada, che include anche le flotte aziendali.
Nel dettaglio, le autovetture aziendali e i veicoli commerciali contribuiscono in modo significativo al totale nazionale, con un consumo medio elevato e un utilizzo costante durante l’anno. Secondo dati ISPRA ed elaborazioni OpenPolis, le autovetture diesel aziendali producono mediamente 167 g di CO₂ per chilometro, generando milioni di tonnellate di CO₂ ogni anno.
Per inserire il dato in un panorama di lungo periodo, rispetto al 1990 il settore dei trasporti ha registrato un incremento del +6,7% delle emissioni, un’anomalia rispetto alla tendenza di altri settori industriali che invece hanno ridotto l’impatto climatico.
I dati evidenziano l’urgenza di intervenire in modo sistemico sul comparto aziendale, sia con il monitoraggio accurato delle emissioni, sia con strategie mirate alla decarbonizzazione.
Cosa sono Scope 1, 2 e 3 nelle emissioni aziendali?
Sono categorie di emissioni definite dal GHG Protocol: Scope 1 (dirette), Scope 2 (energia acquistata), Scope 3 (altre fonti indirette).
È obbligatorio il calcolo CO2 per tutte le aziende?
Non ancora per tutte, ma diventerà obbligatorio per molte imprese con la CSRD entro il 2026. Per le grandi aziende è già una prassi consolidata.
Come tenere aggiornato il calcolo delle emissioni?
È consigliato aggiornare il calcolo ogni trimestre o semestre, integrandolo con i dati di consumo reali e variazioni nella flotta.
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